Franco Monari
cv



Franco Monari
Ploče, 2024 | oil on canvas, 70x40 cm




Franco Monari
Ploče, 2024 | oil on canvas, 70x40 cm



Franco Monari
Kocham, 2024 | oil on canvas, 35x45 cm




Franco Monari
Šibenik, 2024 | oil on canvas, 100x70 cm




Franco Monari
Äpfel, 2024 | oil on canvas, 35x45 cm


2017-2020 portfolio


Il cielo non importa / 2017-2020


L’artista Franco Monari realizza fotografie di quelli che definisce “paesaggi interiori”. Utilizzando polistirolo, stucco e nylon, Monari costruisce un universo di luoghi in cui non ci sono dettagli, ma solo l’essenza delle forme e dei colori. Il risultato è un’atmosfera metafisica, indefinita, in cui lo spazio è avvolto da un silenzio immobile. Sono paesaggi che l’autore ha visto, nei quali ha vissuto o semplicemente con i quali ha instaurato un intimo legame. “Ho in mente un’idea di poesia visiva che spesso il mezzo fotografico non mi permette di raggiungere” – spiega Monari. “Dovrei dipingere, ma la pittura ha dei tempi troppo lunghi. La fotografia è più rapida, ma memorizza dettagli inutili. Il mio approccio mi permette di prendere in mano i miei ricordi, modellarne la forma ed i colori, per poi fissarli in una fotografia che diversamente non riuscirei ad ottenere.
The artist Franco Monari takes photographs of what he calls “interior landscapes”. Using polystyrene, plaster and nylon, Monari builds a universe of places where there are no details, but only the essence of shapes and colors.The result is a metaphysical and indefinite atmosphere in which the space is enveloped by a still silence. They are landscapes that the author saw, in which he lived or simply with whom he established an intimate bond. “I have in mind an idea of ​​visual poetry that often the photographic medium does not allow me to reach" - explains Monari. "I should paint, but painting takes too long. Photography is faster, but stores unnecessary details. My approach allows me to take hold of my memories, shape their shape and colors, and then fix them in a photograph that otherwise I would not be able to obtain”.





___






Exhibition view

group show “
Come se niente fosse”,
Artfarm Pilastro 20esima Edizione 
(2021)


___






[...] Importante è anche l’iconizzazione dell’oggetto trapiantato e ricostruito, riprodotto nell'immagine fotografica che lo rende iconico, degno di essere rappresentato e ricordato.  Anche se gli oggetti rappresentati sono indefiniti, senza un'identità ben chiara e la loro collocazione temporale rimane enigmatica, acquisiscono la capacità di accendere l’immaginazione. Essi diventano la rovina che, citando Auge “sfugge al tempo reale”,  quella che riesce a risvegliare nello spettatore “la coscienze della mancanza” e diventa per ciascuno spettatore il proprio simbolo del tempo perduto o del desiderio ancora da costruire. [...]

[...] Important is also the iconization of the transplanted and reconstructed object, reproduced in the photographic image that makes it iconic, worthy of being viewed and remembered. Even though the objects represented are indefinite, without a clear identity, and their location in time remains enigmatic, they acquire the ability to trigger imagination. They become “the ruin” that quoting Marc Auge "escapes real time", the one that manages to awaken in the viewer "the consciousness of what’s missing" and becomes for each spectator his own symbol of past time or desire still to build. [...]

(estratto testo di Spela Zidar per la mostra “Detriti”, Saci, Firenze 2020)

Testo critico di Spela Zidar

___




Exhibition view

group show “Per quanto tempo è per sempre”,
Ex Celle Frigo - Prato
(2020)

[...] Conservare, cristallizzare la materia (e non solo), per una artista contemporaneo vuol dire spesso far riferimento al mantenimento virtuale, e non, di memoria e tempo. Come in una cella frigo abbiamo un perenne circolo tra acqua e ghiaccio, tra fluido e solido, i concetti di scioglimento e trasformazione diventano terreni fertili di produzione, che aprano una riflessione sul senso metaforico del congelamento, dello stanziamento e dellimmobilità. [...]
(estratto testo di Leonardo Moretti e Spela Zidar per la mostra “Per quanto tempo è per sempre”, Ex Celle Frigo, Prato 2020)


___




                              
Rimanenze di me  
(2020 during covid-19 quarantine period)



___





 
Exhibition view
group show “Ars Gratia Artis”,
Galleria ArteSi - Modena
(2019-2020)


                      


___


Coag_W4  
(2018-2019)


___






Zeichen  
(2018-2019)
Serie fotografica ispirata alla casa-baracca del poeta Valentino Zeichen.
Photographic series inspired by the house of the poet Valentino Zeichen


___





Ritratto rosso
(2018)


___





Exhibition view
Franco Monari, “Il cielo non importa” solo show,
Spazio Contemporanea - Brescia
(2018)

[...] “In fondo le rovine paiono uguali a chi non le conosce, eppure esse raccontano i mondi precedenti, la presenza della mano di un uomo, il vigore assassino o liberatorio nell’atto di sparare, picchiare con una mazza o far detonare una carica di esplosivo”.
[...]
(estratto testo di Maurizio Bernardelli Curuz per la mostra “Il cielo non importa”, Spazio Contemporanea, Brescia 2018)




Catalogo editato in occasione della IX edizione del concorso darte contemporanea Premio Nocivelli per la mostra personale di Franco Monari Il cielo non importa (Brescia, Spazio Contemporanea, 2018) - a cura di Maurizio Bernardelli Curuz, testi di Alessandra Galletta e Maurizio Bernardelli Curuz

Testo di Alessandra Galletta
Testo critico di Maurizio Bernardelli Curuz


___





Exhibition view
Franco Monari, Amor Loci solo show,
Galleria ArteSi - Modena
(2018)

[...] “Tutti i soggetti di Monari sono i loro corpi, o ciò che ne resta, e sono posti al centro, come protagonisti in carne e ossa di una narrazione silente. Hanno un che di monumentale, nonostante il loro essere dimesso, per nulla sontuoso né compiaciuto. [...]
(estratto dal testo di Cristina Muccioli per la mostra “Amor Loci”, Galleria ArteSi, Modena 2018)

Testo critico di Cristina Muccioli


Franco Monari inaugurazione mostra personale Artesi
Franco Monari, Amor Loci solo show opening


Franco Monari, Amor Loci solo show Tv Interview


___





Il cielo non importa  
(2017-2018)
Fotografie still life
Still Life photographys



___



PREMIO NOCIVELLI VINCITORE ASSOLUTO





Magnitudo  
(2017)
Fotografie still life ispirate al terremoto dell'Emilia del 2012
Still Life photographys inspired by the earthquakes occurred in Emilia in 2012



___



Senza titolo / bianco con legno /  
(2017)




2015-2016 portfolio


E poi verrà la nebbia / 2015-2016


2017  Finalista stART/Call for Art
2016  Finalista Streamers” Open Call
2016  Vincitore Confini 14





Le fotografie di “E poi verrà la nebbia” nascono da una mia esigenza di ritagliarmi dei momenti nei quali uscire ed in solitudine esplorare il paesaggio per qualche ora. Senza un itinerario programmato e neppure una meta precisa, ma con la sola esigenza di isolamento e di fotografare, torno sempre negli stessi luoghi più e più volte instaurando ormai con essi un legame particolare, un microcosmo personale. Il paesaggio esplorato è quello del mio quotidiano: una parte di pianura padana che si estende dalle campagne della “bassa” modenese fino alla riva destra del fiume Po. Per distinguere le diverse aree del paesaggio, ho adottato un effetto cromatico differente per ciascuna area: per la campagna ho usato un filtro giallo e, man mano che ci si avvicina al fiume, le foto virano verso una dominante rossa ed infine verde. Le fotografie, stampate su tela, vengono successivamente da me ritoccate a mano con colori a smalto e spray, rendendo così ogni stampa un esemplare unico ed irripetibile.


This series of photographs is born from Monari's need to grant him some moments in which get out and explore the landscape in solitude for a few hours. Without a planned route nor a clear destination, but with the only need for isolation and taking pictures, Monari always returns to the same places over and over again by establishing a special relationship with them like a personal microcosm. The explored landscape is where the artist was born, grew up and in which he lives: a part of Padan Plain’s that extends from the countryside of "la bassa" (low plain) to the right banks of the River Po. In order to describe the different areas of land apart, Monari has adopted a distinctive look for each one: in the countryside he used a yellow sunset filters and so closer he get to the river, much the photos turn to a red and green color dominant. The photographs, printed on canvas, are then hand-painted by Monari with spray and enamel colors making each print a unique and unrepeatable exemplary.


❒ Intervista a cura di Serena Trinchero


1 – Quale è per te il valore del paesaggio in particolare in relazione alla serie “E poi verrà la nebbia”? Potresti descrivere la tua modalità di esplorazione dei luoghi che sono i soggetti delle tue immagini?
Credo che la fotografia sia un ottimo strumento di osservazione del paesaggio e confrontarmi con esso mi porta a confrontarmi con me stesso. Nel caso specifico di E poi verrà la nebbia, il mio approccio non è quello dell’indagine paesaggistica o architettonica, bensì quello di una personale introspezione: esploro i luoghi da solo, senza programmare nulla, né la meta, né gli orari. Quando ne sento l’esigenza mi congedo da casa, metto in moto l’automobile e decido i primi chilometri; poi lascio che sia la strada a scegliere per me. Il territorio in questione è un’area che comprende la bassa modenese a partire da Carpi, e che si estende a nord-est fino ai confini con la provincia ferrarese, a nord e a nord-ovest fino agli argini mantovani e reggiani del fiume Po. Diciamo una trentina di chilometri in ogni direzione. Quest’area racchiude i luoghi dove sono nato e cresciuto, dove vivo e dove lavoro. Ho iniziato a esplorare questi territori ormai una decina di anni fa e questo mi ha portato a conoscere degli angoli nascosti, alcuni più interessanti di altri, e a creare una mia personale mappa di luoghi, di intimi microcosmi, dove tornare e ritornare più volte in momenti differenti. Penso, anzi, sono sicuro, che questo abbia creato un legame molto forte tra me ed il territorio.

2 – Il soggetto delle tue immagini è un luogo, l’Emilia, che ha una “storia fotografica” molto nutrita e complessa. Vaccari,  Ghirri, Barbieri, sono esempi che costituiscono uno stimolo per la tua ricerca?
Inutile dire che quando ho iniziato ad osservare e a fotografare il paesaggio mi sono avvicinato molto agli autori che hai citato, soprattutto Luigi Ghirri. Li ho studiati con attenzione come si studia un maestro, a prescindere dal fatto che abbiano scattato o meno in luoghi a me conosciuti. Oggi, però, cerco di allontanarmi dalle loro fotografie per trovare un mio modo di guardare. Il paesaggio è più o meno sempre quello, certo, ma tra me e loro c’è una generazione e naturalmente sono cambiate alcune cose, come l’avvento del digitale e di Internet. Lo stimolo è quello di riuscire a non imitarli, piuttosto provare a superarli e a proporre una visione diversa e contestualizzata all’epoca attuale.

3 – In una precedente intervista hai sottolineato come tu sia rimasto favorevolmente colpito dal fatto che questi luoghi siano rimasti sostanzialmente uguali a sé stessi. Leggi questa immutabilità come una propensione alla salvaguardia del paesaggio?
Questi luoghi sono campagne, le golene, gli argini del Secchia, del Panaro e del Po; sono principalmente destinati all’agricoltura, non ci sono molte fabbriche, ed i piccoli paesi che si incontrano sono ormai abitati solo da anziani. Vien da sé che sono luoghi dove il tempo trascorre in maniera differente e che sono rimasti sostanzialmente immutati per molti anni. Grossi cambiamenti si sono iniziati a vedere adesso in seguito alle calamità naturali che ha subito la bassa modenese: i terremoti del 2012 e le recenti alluvioni hanno modificato molto il paesaggio, così come l’attuale azione di ricostruzione che ha portato una ventata di nuovi edifici in un contesto che era rimasto per molti anni abbastanza immobile.

4 – Sia le serie fotografiche dedicate ai luoghi industriali abbandonati, che il progetto “E poi verrà la nebbia” hanno a che fare con il tempo. Eppure mi pare che in questa nuova opera si possa parlare di un tempo nuovo, narrativo e ciclico, piuttosto che di quello della storia.
Si, è vero. Il tempo è per me un argomento molto importante. Sono una persona nostalgica, penso spesso al mio passato, alle persone, ai ricordi e ai luoghi che mi sono rimasti impressi. L’esplorazione di fabbriche e ospedali abbandonati, che ho fatto per molti anni, non è solo un progetto fotografico: è prima di tutto voglia di silenzio e isolamento, oltre alla curiosità di indagare un passato storico e fissarne la sua memoria. Mentre esplori questi luoghi il tempo si dilata: vivi quasi un’altra vita, hai la parvenza di aver viaggiato indietro nel tempo. In E poi verrà la nebbia, invece, il tempo è sempre dilatato; non raggiungo mai una meta, è un viaggio senza una destinazione definita.


Firenze, sett. 2017





Installation view:
"CONFINI14"
Polifemo Fotografia - La fabbrica del Vapore (Milano, 2016)
Inkjet print on canvas stretched on wood panel and hand-overpainted with enamel colours, 50 x 33 cm, unique (2016)




Installation view:
"CONFINI14"
Galleria VisionQuest (Genova, 2017)
Inkjet print on canvas stretched on wood panel and hand-overpainted with enamel colours, 50 x 33 cm, unique (2016)




* * *





Franco Monari paesaggio




Franco Monari cippo caduti


































Franco Monari terremoto emilia









Franco Monari Alfa Romeo Giulia









Franco Monari golena fiume Po









Franco Monari paesaggio ponte fiume Po




Franco Monari attracco fluviale fiume Po




Franco Monari fiume Po Quingentole




Franco Monari fiume Po Quingentole